Secondo le definizioni presenti nei dizionari, “italianità” significa “l’essere o il sentirsi italiano; appartenere alla civiltà, alla storia, alla cultura e alla lingua italiana” ed essere coscienti di questa appartenenza.
Per molti anni, io ho voluto ignorare questo sentimento. Il perché? Ancora oggi me lo chiedo.
Il mio viaggio tra le diverse culture inizia fin da adolescente, quando ho contatti con persone di nazionalità diverse che erano immigrate in Italia per cercare delle opportunità di vita migliori. Poi, crescendo ho avuto la possibilità di viaggiare e fare delle lunghe esperienze all’estero, fino ad approdare in Brasile dove ho vissuto per moltissimi anni.
Questo Paese che mi ha accolta e mi ha dato tante possibilità, ha mosso qualcosa in me che per molto tempo ho ignorato. Mi sono sempre sentita un’italiana che non apparteneva all’Italia, ma forse al Brasile un pochino sì. Con la mia terra avevo un rapporto odi et amo, anzi più odio che amore se considero tutte le volte che l’ho criticata. La sensazione che spesso percepivo era quella di essere una straniera, ma nella propria terra d’origine.
Più passavano gli anni, più mi abituavo alla vita brasiliana, al sorriso delle persone, all’aver sempre ragione perché ho capito che in Brasile c’è quella voglia di trovare un punto in comune, come se si valorizzasse il pensare allo stesso modo. Agli italiani, invece, piace discordare, non cerchiamo a tutti i costi dei punti in comune, anzi, forse cerchiamo a tutti i costi in cosa è diverso il nostro punto di vista e ci concentriamo proprio sulla discordanza, quasi come fosse uno sport il dibattito.
A volte sappiamo essere davvero fastidiosi, ma spieghiamo in che cosa non concordiamo e perché. Siamo anche obiettivi e trasparenti: non ci piace fare giri di parole per spiegare un concetto. Arriviamo subito al punto, oppure non sappiamo quale sia il punto e giriamo su noi stessi nei nostri ragionamenti interni che diventano esterni, ma raramente questo avviene per sensibilità verso l’altro come vedo fare in Brasile.
Forse, dopo molti anni, tutto questo mi stava mancando, mi mancava avere sempre torto.
Ad un certo punto, dopo la pandemia e quindi dopo due anni che non potevo viaggiare e che non vedevo la mia famiglia, è scoppiato qualcosa in me. Dovevo prendere un aereo e tornare in Italia. Dovevo tornare nella mia terra di origine. Ma solo per qualche settimana. Giusto il tempo di assicurarmi che stavano tutti bene, che la mia nipotina stava crescendo bene, giusto il tempo di vedere la mia città e di percepire me stessa in mezzo a quelle persone, e che tutto andasse bene.
Mi ero detta: “Giulia, solo alcune settimane e poi torni, nel tuo amato Brasile”. Avevo anche comprato il biglietto di ritorno ed ero partita con pochissime cose. I miei gatti erano rimasti in Brasile e quindi dovevo tornare.
Eppure, in quelle due settimane la mia vita è cambiata. Le due settimane si sono trasformate in mesi e poi anni. Ma che cos’è successo?
Il mio ritorno in Italia era dettato dalla necessità di guarire. Avevo capito che stavo male, ma non fisicamente. Stavo male interiormente e il mio voler tornare in Italia, non appena fosse stato possibile, era la mia medicina. Avevo bisogno di fare pace con quel sentimento che mi ha portato a non amare il mio Paese.
Ho vissuto dei mesi difficili, in cui spesso mi dicevo: “Tra un mese torno in Brasile”. E poi ancora: “Aspetto ancora un po’, ma il prossimo mese parto sicuramente”.
Ad un certo punto, stanca di questi sentimenti così contrastanti che mi turbavano continuamente, mi sono detta che era giunto il momento di scoprire che cos’è l’italianità e questo sentimento così forte che i miei alunni provano e io no.
Così, insieme a Dario, il mio compagno di vita e di viaggio, ho deciso di affrontare il mio malessere e cercare la mia pace interiore, andando alla ricerca del significato della parola italianità. Non volevo sapere, o forse non accettavo, il significato riportato nei dizionari. Io volevo vivere questa parola, questo sentimento.
E così, ebbe inizio il mio viaggio per la stupenda penisola italiana: io, Dario e le nostre minuscole valigie. Un viaggio che ci ha portato da nord a sud, da est a ovest, alla ricerca del significato dell’italianità, delle tradizioni, della cultura, della lingua di questo paese così ricco di storie.
Sono guarita? Non lo so, ma una certezza ce l’ho: ho capito che cos’è l’italianità e ho fatto pace con questo sentimento.
Di questo viaggio, ne parlo nel mio libro che uscirà l’8 maggio 2024 e spero che tu voglia conoscere l’Italia che descrivo attraverso le mie parole e quelle degli italiani.
Se vuoi avere delle informazioni sul libro, puoi scrivere a [email protected]