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L’Italia ha sempre fatto parte di me

Storia di Nádia Bona

L’intervista di Nádia inizia affermando che l’Italia ha sempre fatto parte di lei. Senza rendersene conto, la cultura italiana era ed è preponderante nella sua vita. Si ricorda perfettamente le storie dei nonni e per molti anni ha pensato che l’Italia fosse un qualcosa di molto distante, difficile da raggiungere perché in quelle storie che sentiva, c’era tutta la sofferenza e le difficoltà che gli immigrati hanno vissuto nel tragitto e nelle scelte che li hanno portati ad abbandonare la loro terra natale e le loro famiglie.

Intervista di Débora Coldibelli

– Ciao Nádia. Mi parli un po’ di te?

  • Mi chiamo Nádia Bona e vivo Timbó, una piccola città nello stato di Santa Catarina, in cui tutte le persone si conoscono.

– Vuoi raccontarmi com’è iniziata la tua storia con l’Italia, con la lingua italiana? Perché hai iniziato a interessarti a questo mondo, alla lingua?

  • L’Italia ha sempre fatto parte di me. Sono nata in una famiglia con una forte cultura italiana. Quando sono nata, i miei genitori vivevano insieme ai miei nonni paterni. I miei nonni parlavano portoghese, sono nati in Brasile, ma in casa parlavano solo dialetto veneto. La famiglia di mio papà è grande, sono 12 fratelli e tra loro solo parlavano dialetto veneto. Per me è stato molto facile immergermi in questa cultura, cibo, tradizioni, ecc. Tutto quello che ho studiato già faceva parte di me. Io non parlavo in italiano con loro, rispondevo sempre in portoghese. Capivo tutto quello che dicevano, ma solo usavo il portoghese e penso che sia stato un bene perché loro parlavano dialetto e avrei confuso tutto con l’italiano. Ho sempre trascorso molto tempo con i miei nonni perché i miei genitori lavoravano e quindi rimanevo con i nonni che mi raccontavano tante storie sull’Italia, come i loro nonni erano arrivati in Brasile. Poi, mio papà era professore di storia e queste storie di mio nonno hanno continuato a vivere attraverso mio papà. Tutto questo ha contribuito a piantare un seme dentro di me che mi diceva “io appartengo a questo mondo, a questo luogo”.

 – È molto bello sapere che gli italiani che sono immigrati al sud hanno trasmesso il dialetto ai discendenti e io vedo questa differenza, per esempio, con gli italiani che sono immigrati a San Paolo, che per alcuni motivi, non hanno trasmesso questa eredità alla famiglia. Tu sei cresciuta conoscendo la storia della tua famiglia, quando sono partiti e perché e questo è molto importante. Quindi, quando ti è venuta la voglia di studiare italiano.

  • In realtà io penso di aver avuto sempre più contatto con la cultura italiana che con quella brasiliana, anche la mia personalità è più prossima all’essere italiana che brasiliana. Oggi vivo a Tibó, ma fino a quattro anni fa io vivevo nella città dove vivevano i miei nonni e tutta la mia famiglia viveva lì. Anche la casa è ancora la stessa, abbiamo molto oggetti ancora che appartenevano a loro. Fin da piccola, ho sempre sognato conoscere l’Italia, ma siccome ho sempre sentito la loro storia di come è stato difficile arrivare qui, mi sembrava che l’Italia fosse qualcosa di distante, di molto difficile. Sempre mi dicevo “un giorno conoscerò questo Paese”. Poi, sono cresciuta, il mondo è cambiato, la tecnologia è cresciuta e mi resa conto che alla fine non era così impossibile. Quando ho capito che il mio sogno si poteva concretizzare, mi sono detta che dovevo parlare italiano. Secondo me, nel mondo in cui viviamo, imparare italiano è più una questione emotiva, un desiderio. Quindi, io volevo imparare questa lingua per andare in Italia e parlare con le persone. A me piace parlare con gli altri e volevo esprimermi in italiano, volevo fare parte della realtà italiana.

– Hai la cittadinanza italiana?

  • No, non ancora Sto facendo il processo. 

– La tua famiglia non è mai venuta in Italia?

  • No, nessuno. Io sono stata la prima a venire in Italia.

– Di dov’è la tua famiglia?

  • Da Cittadella, in provincia di Padova.

– Quando sei venuta in Italia, sei andata a Cittadella?

  • Sì. È stata una sensazione fortissima. È un comune molto piccolo e ho potuto conoscere tutta la città a piedi. Sono rimasta là una settimana, anche se tutti mi dicevano di rimanere solo alcuni giorni. Ho voluto non fare la turista.

– Quando sei venuta in Italia, da quanto tempo studiavi italiano?

  • Da circa un anno e mezzo. Il primo giorno in Italia, avevo paura di parlare perché non sapevo se stavo parlando correttamente, pensavo molto. Poi, è passato tutto e ho iniziato a parlare senza vergogna. Sai, anche se sapevo dove dovevo andare, chiedevo alle persone perché era una scusa per poter parlare. È stato molto divertente. Pensa che ho conosciuto persone, fatto amicizie con cui ancora oggi parlo.

– Come ti sei sentita quando eri nella città della tua famiglia? Hai sentito qualche sentimento di appartenza?

  • Sì, assolutamente sì. Io ho sempre avuto una tendenza a collegarmi con la cultura italiana, a fare parte della cultura e stando là, tutto aveva senso. Non riesco a spiegare a parole, ma io mi sentivo di appartenere a quel luogo, io sentivo che ero nel luogo giusto. Sai, io lavoro con l’arte e ho fatto un tatuaggio per stampare sulla mia pelle quella sensazione che provavo e ho scritto “una casa lontano da casa”. Questo riassume quello che ho vissuto. Ti confesso che per me è stato difficile lasciare quel posto e tornare in Brasile, ho provato la sensazione di “questo è il mio posto nel mondo”. Non so se questo ha a che vedere con l’essere cresciuta immersa nella cultura italiana o se è qualcosa di più profondo.

– E come hai conosciuto Giulia?

  • Non so dirti di preciso. È stato prima di iniziare il corso, ma attraverso Instagram. Quando l’ho vista, io avevo altri progetti quindi non me la sentivo di iniziare il corso. Ma poi, quando ho deciso di imparare italiano mi sono detto “deve essere con lei”.

 – Quando hai iniziato il corso, che cos’hai pensato?

  • Siccome penso che la connessione con l’Italia è qualcosa di molto profondo, mi sono accorta che il corso non è solo lo studio della lingua. Forse per il fatto che Giulia è psicologa, lei riesce a trasmetterti una connessione con la cultura e la realtà italiana. Oltre all’efficacia del metodo che usa, porta un bagaglio culturale importante e questo affascina tantissimo.

– Quale consiglio dai alle persone che stanno iniziando ora?

  • L’inizio può essere sfidante perché si deve creare una routine, ma dopo diventa un’abitudine, una vera passione. Ci sono momenti in cui hai voglia di fare ulteriori ricerche e quando inizi ad avere una piccola conoscenza riesci a capire molte altre cose esterne al corso. Insomma, non vivi in Italia, ma è come se l’Italia vivesse dentro di te tutto il tempo.

– Vorresti vivere in Italia?

  • È il mio sogno, il mio obiettivo di vita. Come ti ho detto, per me è stato molto difficile tornare in Brasile. Ho passato solo un mese in Italia, ma quando sono tornata qui in Brasile, io mi sono chiesta “che cosa sto facendo qui”? Voglio dirti un’altra cosa: prima di partire ho dedicato molto tempo a studiare perché volevo parlare bene italiano. Sai, l’italiano sembra una lingua facile, ma mi sono resa conto di quanto è complesso, una volta arrivata in Italia. Io sono riuscita a comunicare e le persone mi capivano, quindi mi sento di dire che bisogna aver fiducia nello studio perché ti porta dove vuoi arrivare.

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