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Esercizi

Storia di Camilo Delfino

Benvenuto ao seu exercício de Italiano. Separe um tempo para ler com atenção e um local silencioso.

Buoni studi!

“Per sentirmi italiano devo parlare italiano”

 

Vi raccontiamo un po’ della storia di Camilo Delfino, di come ha imparato italiano, sfidandosi e conquistando la cittadinanza italiana.

Camilo è un brasiliano che semplicemente non si accontenta. È pragmatico e trasparente. Ha la cittadinanza italiana da poco e il paese di origine di suo nonno, l’ha visitato solo per turismo. Ma non è contento di questo…

Testo di Angélica M. Velazco J.

Storia di Camilo Delfino

Anche se non ha mai vissuto in Italia, lui sa che cosa vuol dire “essere uno straniero”. Camilo è uno scienziato con un senso dell’umorismo sottile, è così perfezionista che anche nel bel mezzo dell’intervista, cerca le parole sul dizionario quando non le ricorda. Vuole dire tutto bene, pensa a ogni parola prima di parlare. Oggi vive ad Al Khobar, a est dell’Arabia Saudita, dove lavora come chimico industriale facendo ricerca e sviluppo di materiali. Ma come è arrivato lì?

Questo ragazzo arriva dal sud del Brasile, dalla città di Erechim, nello stato del Rio Grande do Sul. Nel suo gruppo di studio di lingua italiana lo chiamano per scherzo “Camillo Benso di Cavour”, ma in realtà esiste un collegamento con questo personaggio storico italiano.

– Ma tu sei il famoso Camillo Benso di Cavour?

  • [Ride un po’ e spiega subito] Mio nonno si chiamava Camillo, con doppia “ll”, come Cavour e lui è nato a Cuneo, una città nella stessa regione dove è nato il Conte di Cavour, che è morto nel 1861, mentre mio nonno nacque nel 1890.

 

Camilo è fiero delle sue origini e per questo ha deciso di studiare italiano, un’idea che gli è venuta a 17 anni, quando iniziò l’università. Quest’idea poi, è diventata un suo sogno. 

Aveva due opzioni per iniziare il riconoscimento della cittadinanza italiana: tramite il cognome Delfino, che arriva dal suo bisnonno, oppure con l’altro cognome, Carbonera, che arriva dal trisnonno materno. Non ha conosciuto nessuno dei suoi nonni, ma sa dei dettagli come l’anno di battesimo di uno di loro: 1848, perché per lui fare ricerca è naturale. È molto curioso e se ha un’idea la porta avanti senza esitare, soprattutto se è collegata con le sue origini: “Per me queste scoperte sono come un viaggio interessante nel passato”. 

Andiamo avanti a parlare e nel frattempo scopro che Camilo è un uomo di mondo. La storia di Camilo Delfino con l’Italia inizia nel 2006 in Germania, paese in cui si trovava come tirocinante. Proprio in quel periodo ebbe il suo primo contatto con l’Italia, dove viaggiò come turista e conobbe Venezia, Roma, Firenze e… Rovigo. Rovigo? Sì, ma chi conosce Rovigo?

Quasi nessuno pensa a Rovigo come una città turistica, ma per Camilo è stata una bell’avventura. Lui l’ha vista perché ha preso il treno sbagliato. Quest’esperienza però gli ha fatto risvegliare il suo DNA: quando ha cominciato a camminare per la città, gli sembrava familiare, simile al sud del Brasile: “Rovigo era molto simile alle nostre città del sud, l’unica cosa diversa era il marmo sui marciapiedi”, racconta sorpreso.

Rovigo gli ha dato la spinta verso la sua “italianità” e il primo passo era imparare l’italiano.

– Ma, quante lingue parli?

  • Inglese, italiano, francese, tedesco, arabo basico (praticamente scrivo e leggo in arabo come un bambino, ho imparato in YouTube),  “parlavo” [ride] spagnolo e ovviamente portoghese.

 

Finita la sua esperienza tedesca, torna in Brasile e inizia a lavorare. Nel 2013 comincia a interessarsi all’Arabia e pensa possa essere un posto interessante per la sua professione, anche dal punto di vista economico; non ha problemi a imparare le lingue ed è tranquillo all’idea di trasferirsi in Arabia perché non c’è bisogno di parlare arabo per forza “l’Arabia Saudita ha un 30% di popolazione straniera”, dice Camilo con molta precisione. Ed è così che riceve la telefonata che l’ha portato a fare un colloquio di lavoro a Dubai. Prima però, si prepara, legge, studia perché doveva e voleva capire la mentalità delle persone del posto dove probabilmente avrebbe vissuto. È grazie a questa precisione e pianificazione che Camilo riceve l’offerta di lavoro che, dal 2014, ha portato lui e sua moglie a vivere in Arabia Saudita.

Ma che cosa c’entra “l’italianità” in tutta questa storia? C’entra e come, perché anche se Camilo va a lavorare in un posto così esotico, non dimentica il piano che aveva da adolescente. Due anni fa qualcuno gli aveva detto che poteva fare il riconoscimento della sua cittadinanza italiana in Arabia. I pianeti cominciarono ad alienarsi e ricorda che voleva anche fare un dottorato nel Regno Unito, ma costava 60 mila Reais per i cittadini brasiliani e 10 mila per gli europei. Qui è scoppiato qualcosa in Camilo: “Ho detto BASTA! Io devo farmi la cittadinanza per avere anch’io i diritti di un europeo!”

Così, comincia a organizzarsi e non lascia passare molto tempo: decide di viaggiare per 400 km per raggiungere l’ambasciata italiana a Riad e iniziare il processo per diventare italiano. Alla fine del 2018 va in Brasile per fare la traduzione dei suoi documenti, l’apostille e tutto ciò che gli era necessario per il riconoscimento della cittadinanza. 

Il 4 gennaio torna in Arabia e il 9 consegna i documenti in ambasciata. In questo momento qualcos’altro  scoppia all’interno di Camilo: all’ambasciata ha dovuto comunicare in inglese per farsi capire e ciò lo stava turbando. Confessa che si è sentito un po’ a disagio quando un funzionario gli ha chiesto se parlava italiano, al quale lui ha risposto: “La prossima volta che verrò, parlerò in italiano”. Questa è stata una motivazione forte; per lui non era possibile avere la cittadinanza senza nemmeno parlare la lingua, si sentiva incompleto: “Per sentirmi italiano devo parlare italiano”. Si mette al lavoro e a marzo comincia il suo corso d’italiano con Giulia Nardini.

Camilo è una macchina, lui “si butta” quando decide qualcosa e se lo fa, lo vuole fare bene: cerca app, podcast, video, film, chiede consigli, s’informa ed è costante.

Conoscendo già gli alti livelli d’organizzazione di Camilo, non è strano capire che la prima cosa che ha fatto è stata cercare il modo in cui i poliglotti imparano le lingue.  “La cosa più importante all’inizio è cercare del contenuto che si possa capire. Io, ad esempio, ho cominciato a guardare Pepa Pig su YouTube perché ha un linguaggio semplice. Ho anche iniziato ad ascoltare dei podcast in italiano, tra cui Pensieri e parole e Podcast italiano. E sai che ho pure conosciuto dal vivo la persona che ha creato Podcast italiano ? Un giorno ero in Croazia e ho visto su Instagram che anche lui si trovava lì, così gli ho scritto e ci siamo incontrati!

Tutti i giorni, ascoltavo la radio anche se all’inizio non capivo nulla. Poi, ho scaricato un’app che si chiama Memrise, è molto utile”, afferma.

Come vedete, questo ragazzo si dà da fare per raggiungere il suo traguardo senza “ma” e senza “però”. Il 31 luglio, sei mesi dopo la consegna dei suoi documenti all’ambasciata italiana, torna lì e si trova di nuovo dinanzi al funzionario con cui si era sentito un po’ a disagio e quest’ultimo gli chiede: “Parliamo in inglese o in italiano?” 

Lui gli rispose in perfetto italiano, al punto che in quest’occasione ricevette i complimenti dalla stessa persona. Il 2018, quindi, è stato l’anno in cui l’Italia ha acquisito un nuovo cittadino, solo che questo cittadino non si accontenta solo del suo passaporto italiano, lui vuole essere italiano.  Continua a studiare la lingua dei suoi nonni e il suo obiettivo è raggiungere il livello C1. 

Ma la storia Camilo Delfino continua…

Nel frattempo, si prepara per visitare l’Italia con il suo nuovo passaporto e la sua nuova conoscenza linguistica. 

Per adesso, nel futuro prossimo, lui e sua moglie sono contenti di rimanere in Arabia Saudita. Per loro è stato naturale adattarsi a una nuova vita fuori casa perché, come lui, anche sua moglie ha vissuto in diversi Paesi; lei, tra l’altro, è stata la prima donna brasiliana ad ottenere la patente in Arabia Saudita, un fatto storico che lui racconta pieno d’orgoglio.

Ad Al Khobar la famiglia Delfino ha trovato un posto sicuro, con un lavoro e un buono stipendio. “Per noi non ci sono preoccupazioni adesso, per quello vogliamo rimanere qui”. Questa sicurezza e tranquillità parte anche dal fatto che si sono pianificati bene. Infatti lui, diretto e sicuro nel dare consigli dice: “La cosa più importante al momento di vivere in un altro Paese è avere un piano, come dice Giulia; se c’è la voglia, ci deve essere anche un piano. Si può fare!”.

 

La conversazione con Camilo Delfino è arrivata alla fine dopo più di un’ora di videochiamata. Quando gli ho chiesto come ha fatto a superare le difficoltà di creare una nuova vita in un Paese così diverso dal suo, mi ha risposto: “Questa è la nostra casa adesso, credo che se si pensa sempre a quello che manca del Brasile, l’adattamento diventa più difficile”. 

 

 

 

 

 

“Para me sentir italiano tenho que falar italiano”

 

Vamos contar um pouco da história de Camilo Delfino, de como aprendeu italiano, desafiando-se e conquistando a cidadania italiana.

Camilo é um brasileiro que simplesmente não está satisfeito. É pragmático e transparente. Adquiriu a cidadania italiana e visitou o país dos seus antepassados ​​apenas para turismo. Mas ele não está feliz com isso…

Tradução de Ivair Carlos Castelan

História de Camilo Delfino

Embora nunca tenha morado na Itália, ele sabe o que significa “ser estrangeiro”. A história de Camilo Delfino é a história de um cientista com senso de humor sutil. Ele é tão perfeccionista que até no meio da entrevista procura palavras no dicionário quando não se lembra delas. Ele quer dizer tudo corretamente, pensa em cada palavra antes de falar. Hoje ele mora em Al Khobar, a leste da Arábia Saudita, onde trabalha como químico industrial fazendo pesquisa e desenvolvimento de materiais. Mas como foi parar lá?

Este rapaz é natural da região sul do Brasil, da cidade de Erechim, no estado do Rio Grande do Sul. Em seu grupo de estudos de língua italiana, seus colegas o chamam de brincadeira de “Camillo Benso di Cavour”, mas na realidade há uma conexão com esse personagem italiano histórico.

– Você é o famoso Camillo Benso de Cavour?

  • [Ele ri um pouco e explica imediatamente] Meu avô se chamava Camillo, com dois “II”, como Cavour e nasceu em Cuneo, cidade da mesma região onde nascera o Conde de Cavour, que morrera em 1861, enquanto meu avô nasceu em 1890.

 

O desejo de estudar italiano se deu aos 17 anos, quando entrou na universidade. Camilo se orgulha de suas origens, e por isso a vontade de aprender a língua de seus antepassados se tornou um sonho. 

Ele tinha duas opções para iniciar o reconhecimento da cidadania italiana: por meio do sobrenome Delfino, que vem de seu bisavô, ou com o outro sobrenome, Carbonera, que vem de seu tataravô materno. Ele não conheceu nenhum dos seus avós, mas sabe de detalhes como o ano do batismo de um deles: 1848, porque para ele fazer investigação é algo natural, ele é muito curioso e se tem uma ideia a persegue sem hesitação, especialmente se estiver ligada às suas origens: “Para mim estas descobertas são como uma interessante viagem ao passado”.

Continuamos conversando e acabo descobrindo que Camilo é um homem do mundo. A história de Camilo Delfino com a língua italiana começou em 2006 quando esteve na Alemanha como estagiário. Foi naquele ano que teve seu primeiro contacto com a Itália, onde viajou como turista e conheceu Veneza, Roma, Florença e … Rovigo. Rovigo?  Sim, mas quem conhece Rovigo?

Quase ninguém pensa em Rovigo como uma cidade turística, mas para Camilo foi uma grande aventura. Ele a conheceu porque pegou o trem errado. Porém, essa experiência fez despertar o seu DNA: quando começou a andar pela cidade, lhe parecia familiar, semelhante ao sul do Brasil: “Rovigo parecia com nossas cidades do sul, a única coisa diferente era o mármore nas calçadas.”, diz ele surpreso. 

Rovigo lhe deu o impulso para sua “italianidade” e o primeiro passo foi aprender italiano.

– Mas, quantas línguas você fala?

  • Inglês, italiano, francês, alemão, árabe básico (praticamente escrevo e leio em árabe como uma criança, aprendi no YouTube), “eu falava” [ri] espanhol e obviamente português.

 

Depois da experiência alemã, ele voltou ao Brasil e começou a trabalhar. Em 2013 começou a se interessar pela Arábia por achar que poderia ser um lugar interessante para sua profissão, e também do ponto de vista econômico; ele não tem problemas para aprender idiomas e estava tranquilo com a ideia de se mudar para a Arábia porque não precisava falar árabe: “A Arábia Saudita tem uma população estrangeira de 30%”, diz Camilo com grande precisão. E é assim que recebe o telefonema, que o levou a uma entrevista de emprego em Dubai. Mas antes, ele se prepara, lê, estuda porque precisava e queria entender a mentalidade das pessoas do lugar, onde provavelmente iria morar. É graças a esse rigor e planejamento que Camilo recebe a oferta de trabalho que, desde 2014, o leva com sua esposa a morar na Arábia Saudita.

Mas o que “italianidade” tem a ver com toda essa história? Sim tem a ver e como, porque mesmo que Camilo tenha ido trabalhar em um lugar tão exótico, ele não esqueceu o plano que teve na adolescência. Há dois anos, alguém lhe disse que ele poderia fazer o reconhecimento de sua cidadania italiana na Arábia. Os planetas começaram a se alienar e a lembrar que ele também queria fazer um doutorado no Reino Unido, mas custava 60 mil reais para os cidadãos brasileiros e 10 mil para os europeus. Neste momento algo estourou em Camilo: “Então disse a mim mesmo CHEGA! Tenho que ter minha cidadania para ter os mesmos direitos de um europeu!”

Assim, começa a se organizar e não deixa passar muito tempo: decide viajar 400 km para chegar à embaixada italiana em Riad e iniciar o processo para se tornar italiano. No final de 2018, ele vai ao Brasil para fazer a tradução juramenta de seus documentos, reconhecida em cartório e tudo o que precisava para o reconhecimento da cidadania.

No dia 4 de janeiro ele retorna à Arábia e no dia 9 entrega os documentos na embaixada. Nesse momento, algo mais despertou dentro de Camilo: na embaixada ele tinha que se comunicar em inglês para se fazer entender e isso o incomodava. Ele confessa que se sentiu um pouco desconfortável quando um funcionário lhe perguntou se ele falava italiano e assim respondeu: “Da próxima vez que eu vir, falarei em italiano”. Esta foi uma forte motivação; para ele não era possível ter a cidadania sem nem mesmo falar a língua, ele se sentia incompleto e pensou: “Para me sentir italiano tenho que falar italiano”. Ele começa a trabalhar por conseguir seu objetivo e em março inicia um curso de italiano, com Giulia Nardini.

Camilo é uma máquina, ele “se joga” quando decide algo e se decide fazer, quer fazer bem: procura aplicativos, podcasts, vídeos, filmes, pede conselhos, se informa e é constante.

Já conhecendo os elevados níveis de organização de Camilo, não é estranho perceber que a primeira coisa que fez foi procurar a forma como os poliglotas aprendem línguas. “O mais importante no começo é procurar um conteúdo que você consiga entender, comecei a assistir, por exemplo, Pepa Pig no YouTube, porque tem uma linguagem simples. Também procurei podcasts em italiano, entre os quais Pensieri e parole e Podcast italiano. E você sabia que eu conheci a pessoa que criou Podcast italiano? Um dia eu estava na Croácia e vi no Instagram que ele também estava lá, então escrevi para ele e nos conhecemos!

Todos os dias eu ouvia rádio e, no início, não entendia nada. Então, eu baixei um aplicativo chamado Memrise e foi útil”, afirma.

Como vocês podem ver, este rapaz trabalha muito para alcançar seu objetivo sem “mas” e sem “porém”. No dia 31 de julho, seis meses após a entrega de seus documentos à embaixada italiana, ele voltou lá e se encontrou novamente diante do funcionário com quem se sentiu um pouco intimidado e este então lhe perguntou: “Falamos em inglês ou em italiano?”

Camilo lhe respondeu em um italiano perfeito, a tal ponto que nessa ocasião recebeu elogios da mesma pessoa. 2018, portanto, foi o ano em que a Itália ganhou um novo cidadão, só que este cidadão não está satisfeito apenas com seu passaporte italiano, ele quer ser italiano. Ele continua a estudar a língua de seus avós e seu objetivo é obter a certificação C1.

Mas a história de Camilo Delfino continua…

Enquanto isso, ele está se preparando para visitar a Itália com seu novo passaporte e seus novos conhecimentos linguísticos.

Por hora, em um futuro próximo, ele e sua esposa estão felizes em ficar na Arábia Saudita. Foi natural que eles se adaptassem a uma nova vida fora de casa porque, como ele, sua esposa também morou em outros países; ela, entre outras coisas, foi a primeira brasileira a tirar carteira de motorista na Arábia Saudita, fato histórico que ele conta com orgulho.

Em Al Khobar a família Delfino encontrou um lugar seguro, com emprego e um bom salário. “Para nós não há preocupações neste momento, é por isso que queremos ficar aqui”. Essa segurança e tranquilidade também decorrem do fato de serem bem planejados. Na verdade, ele, direto e confiante no conselho, diz: “O mais importante quando se trata de morar em outro país é ter um plano, como diz Giulia; se houver desejo, também deve haver um plano. Você pode fazer isso”.

 

A conversa com Camilo Delfino chegou ao fim depois de mais de uma hora de videochamada. Quando perguntei como ele conseguiu superar as dificuldades de criar uma nova vida em um país tão diferente do seu, ele respondeu: “Esta é a nossa casa agora, eu acredito que se você sempre pensar no que está faltando do Brasil, a adaptação se torna mais difícil”.

 

 

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