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Le mafie in Italia

Una delle domande che spesso viene fatta è: “ma esiste ancora la mafia in Italia?”. La risposta è una e univoca: sì. La mafia, anzi le mafie esistono ancora in Italia. Come le mafie? Non ne esiste solo una? Al sud d’Italia? Capire la mafia è un po’ complesso e non sempre è facile da spiegare.

La parola mafia è un termine che viene comunemente associato ad alcune associazioni criminali organizzate nate in Italia e che operano nel territorio italiano. Storicamente sono riconosciuti tre gruppi di organizzazione criminale: Cosa nostra in Sicilia, ‘ndrangheta in Calabria e la camorra in Campania. Oltre a queste tre sono state riconosciute la Sacra corona unita in Puglia e la Mafia del Brenta, conosciuta come la Mala del Brenta, in Veneto.

Il termine mafia è di origine incerta. Secondo alcuni studi, questa parola deriverebbe dall’arabo, ma comparve per la prima volta nel 1863 in una commedia dialettale siciliana e venne poi usata per identificare l’organizzazione mafiosa Cosa nostra. La mafia si affermò tra il 1860 e il 1876 e nacque principalmente come braccio armato della nobiltà feudale per la repressione delle rivendicazioni dei contadini.

Nel 1860 Giuseppe Garibaldi, insieme al suo esercito chiamato “camicie rosse” invase la Sicilia sconfiggendo l’esercito borbonico e fu annessa al regno d’Italia. La spedizione fu un successo e lo sbarco attivò una rivolta interna che non lasciò scampo ai Borboni. I siciliani appoggiarono Garibaldi perché il Parlamento siciliano aveva formalmente abolito il sistema feudale che continuò ancora per oltre un secolo ad essere la struttura socio-economica portante della Sicilia.

Questo modello, basato sul latifondo, aveva favorito la miseria della popolazione ed esisteva una diversità sociale molto evidente. Con l’annessione al regno d’Italia, il popolo siciliano credeva in un cambiamento sociale, ma così non fu. Anzi, il risultato fu il peggioramento socio-economico dell’intero Meridione perché il governo italiano si mostra incapace di gestire tutti i poteri locali che esistevano, frutto di un’Italia divisa in regni e gestita in modo autonomo.

In questo clima in cui mancava una vera gestione delle risorse e di organizzazione, il fenomeno mafioso prende sempre più piede e viene considerato il frutto di strutture economico-sociali arretrate, di un universo sociale composto da poveri contadini, grandi latifondisti e affittuari da cui provenivano molti capimafia. Attraverso un sistema di intimidazioni e ricatti, i primi mafiosi riuscirono ad ottenere dei terreni dai baroni, i quali erano poco interessati alla produzione delle loro terre, e li divisero in lotti per subaffittarli a contadini poveri e ricavare un guadagno. Questi piccoli gruppi organizzati divennero sempre più potenti e in assenza di uno Stato gestirono da soli questo sistema danno vita a dei gruppi violenti di forze armate.

La struttura delle mafie in Italia

Le mafie in Italia hanno strutture e organizzazioni molto diverse tra di loro, anche se il fattore comune di tutte è potere e prestigio, nazionalmente e internazionalmente.

Sul piano di struttura organizzativa, Cosa nostra è definito un modello piramidale e gerarchico. A capo c’è un boss che regola tutti gli affari e controlla il territorio attraverso quelli che vengono chiamati “uomini d’onore”, cioè persone che si occupano di mettere in atto ciò che il boss dice: chiedere il “pizzo”, fare affari illeciti, uccidere, spacciare droga, ecc.

Già la camorra è una struttura molto complessa, composta da clan diversi e senza un’organizzazione superiore. Questi clan sono legati a parti di territorio della stessa città e sono sempre in lotta tra di loro per affermare la loro supremazia. Spesso entrano dei ceti più poveri per “arruolare” i loro fedeli, convincendo giovani ragazzi provenienti da situazioni di povertà a fare parte di questo gruppo. Un elemento comune che domina il suo statuto è la solidarietà e la mutua assistenza. Inoltre, si richiede obbedienza assoluta al proprio capo. La camorra è diffusa nelle province di Napoli, Salerno e Caserta, ma come per gli altri gruppi, sono stati incontrati legali in tutt’Italia.

La ‘ndrangheta è considerata oggigiorno la più pericolosa delle organizzazioni criminali ed è stata definita una multinazionale del crimine. A differenza delle altre organizzazioni mafiose, la ‘ndrangheta si regge sui rapporti di consanguineità. Fondandosi su questi vincoli di sangue, pochissime persone decidono di collaborare con la giustizia perché questo significherebbe tradire il proprio sangue, la propria famiglia, mettendola in pericolo. Questi vincoli di sangue si creano anche attraverso matrimoni combinati tra famiglie.

Le associazioni antimafia

Spesso viene chiesto se non è possibile fermare le mafie in Italia. Rispondere a questa domanda è difficile e complicato. Il sistema mafioso è diffuso in molti settori e ambiti, come la sanità, lo smaltimento dei rifiuti, la scuola e ovviamente la politica in senso ampio e generale. Non si parla solo di politica locale, come comune e province, ma di politica statale.

Tuttavia, in questi anni molte persone hanno cercato di contrastare il potere mafioso, rischiando, purtroppo, la loro vita e di chi gli stava vicino. Ricordiamo alcune figure di spicco che lottare contro il potere mafioso: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Pepino Impastato. Il loro lavoro fu e continua a essere un esempio per tutti coloro che ogni giorno lottano contro le mafie in Italia.

Con gli anni, in Italia sono nati vari movimenti che mirano a ribellarsi ai sistemi mafiosi.

Addiopizzo è uno i questi movimenti che “nasce dal basso e si fa portavoce di una ‘rivoluzione culturale’ contro le mafie e per la giustizia sociale. È formato da tutte le donne e gli uomini, i ragazzi e le ragazze, i commercianti e i consumatori che si riconoscono nella frase ‘Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità’”.

Addiopizzo è anche un’associazione di volontariato che ha tra i vari obiettivi la promozione di un’economia libera dalla mafia attraverso lo strumento del consumo critico antiracket “Pago chi non paga”. L’associazione offre assistenza alle vittime di estorsione e di usare, incoraggiando gli imprenditori a denunciare questi atti, restandoli accanto durante tutto il processo.

Un altro lavoro importante di questa associazione è l’attività educativa di strada rivolta a bambini, ragazzi e famiglie che si trovano in gravi condizioni economiche ed educative. Si afferma che “qualsiasi azione di contrasto alla mafia non è sufficiente se non si affrontano contestualmente il disagio sociale e il degrado urbano che contribuiscono ad alimentare i fenomeni di devianza”.

L’organizzazione Addiopizzo organizza molte attività all’interno delle scuole e negli spazi urbani per spiegare la realtà e il contesto in cui vivono, e cercare di mostrare alle persone che è possibile cambiare.

Se vuoi conoscere la storia di questa associazione e di che cosa tratta, in questo sito trovi molte informazioni utili. Inoltre, accedendo a questo link, puoi leggere la storia di una famiglia che ha deciso di non piegare la testa al potere delle mafie in Italia, diventando un simbolo della lotta antimafia.

Il giornalista e scrittore italiano Roberto Saviano ha fatto della lotta contro la mafia, il scopo della sua vita. Nei suoi libri, tradotti e diventati famosi in tutto il mondo, il giornalista narra nel dettaglio molti aspetti della mafia, in particolare della camorra, realtà che conosce bene, essendo originario di Napoli.

Come lui stesso narra, negli anni la mafia, come organizzazione in senso più grande, ha abbandonato i piccoli assalti, i furti alle persone per dedicarsi a tematiche che danno più prestigio e denaro, come il traffico di esseri umani, la gestione delle rotte dello spaccio, il sistema politico. Tuttavia, furti e assalti continuano a esserci e, normalmente, chi si dedica a questo tipo di atti di violenza, sono ragazzi giovani, il cui obiettivo è fare parte di queste associazioni mafiose e commettono questi reati per dimostrare la loro credibilità.

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