Storia di Simone Munafo
La nonna di Simone Munafo ascoltava solo musica italiana in casa, ma la lingua italiana non le è stata trasmessa. Tuttavia, Simone ha capito quanto è importante conoscere questa lingua quando ha deciso di prendere in mano la sua vita e rivoluzionarla. Il cambiamento che lei desiderava, implicava lo studio della lingua italiana.
Intervista di Débora Coldibelli
– Ciao Simone. Grazie per essere qui oggi. Come stai?
- Ciao Débora. Sto bene, grazie.
– Ci racconti chi sei e dove vivi?
- Mi chiamo Simone, ho 38 anni e vivo in Italia, in Veneto, precisamente vicino a Venezia,
– Ti piace vivere lì?
- Sì, mi piace molto. È da un anno e mezzo che viviamo qui.
– Che bello, Simone. Mi racconti qualcosa sulla tua passione per l’Italia, l’italiano, la tua storia con questo Paese. Com’è iniziato questo interesse per l’Italia e la lingua italiana?
- I miei nonni sono di origine italiana. Entrambi sono nati in Sicilia e quando avevano tra i 30 e i 40 anni sono emigrati in Brasile. All’epoca in Brasile c’era bisogno di manovalanza. Mio nonno è arrivato per primo e poi è arrivata mia nonna. Lui le ha scritto una lettera chiedendole di partire e mia nonna, coraggiosamente, ha preso i suoi quattro figli ed è partita in nave per il Brasile. Mia mamma non era ancora nata; lei è la più giovane ed è nata in Brasile. Io sono cresciuta in casa di mia nonna ascoltando LP italiani. Lei cantava e ballava con noi. A casa si ascoltava solo musica italiana, c’erano solo LP in italiano. Forse, l’unica cosa diversa che aveva, erano gli ABBA, ma tutto il resto era italiano. Quindi, proprio in questo contesto ho iniziato ad avere i primi contatti con la lingua, tant’è vero che oggi, quando ascolto canzoni italiane, è come se mia nonna fosse qui, facesse parte della mia vita attuale e solo ora capisco questo.
– Quindi i tuoi nonni parlavano italiano con voi?
- Nooo, non parlavano in italiano con noi. Sentivo la lingua italiana solo attraverso le canzoni. Sentivo mia nonna parlare in italiano solo in un altro momento, cioè quando, una volta al mese o ogni due mesi, riusciva a chiamare la sorella che viveva in Italia. Mia nonna non ha mai più rivisto la sua famiglia italiana. Ricordo che sentivo mia nonna parlare e piangere allo stesso tempo, diceva che le mancava la famiglia, l’Italia, ma io non capivo nulla. Ma fin da bambina ho avuto questa convivenza con la lingua così come con la cultura. Mia nonna si alimentava bene, era molto attenta, aveva delle regole e ogni giorno della settimana si mangiavano proteine diverse. Durante gli anni mio papà diceva che dovevamo cercare di ottenere la cittadinanza italiana, ma non sembrava mai essere il momento. Una volta adulta ho deciso che era il momento. Quando ho scoperto che era possibile fare il riconoscimento in Italia, il mio interesse si è fatto ancora più forte e ho detto a mio marito: “è giusto ottenere la cittadinanza vivendo in Italia, conoscendo la cultura ancora di più, vivendo con gli italiani e parlando la lingua”. A partire da quel momento abbiamo iniziato a pianificare cosa fare e a studiare la lingua.
– Nella tua famiglia si parlava dell’Italia o no?
- Mia nonna viveva in un contesto rurale, quindi ci spiegava come si faceva l’olio, ci raccontava degli olivi, delle pecore e tutto questo è rimasto nei miei ricordi tant’è che la prima volta che ho visto un olivo qui in Italia, mi sono emozionata. Ne ho una nel giardino di casa mia e quando l’ho vista, mi sono avvicinata e ho fatto una foto perché fa parte della mia storia e per me ha un certo significato.
– Il tuo interesse per la lingua italiana è sorto con l’idea del riconoscimento della cittadinanza?
- Sì, a partire dal momento che abbiamo deciso di fare il riconoscimento della cittadinanza presenzialmente, abbiamo capito che dovevamo prepararci. Quindi ci siamo fatti un piano finanziario, cultura e linguistico. Pensando a questi tre punti, abbiamo capito che non era possibile venire in Italia senza parlare nemmeno una parola di italiano, così abbiamo fatto delle ricerche. Abbiamo cercato persone che erano già state in Italia e che avevano delle informazioni riguardanti la cultura, la lingua, i costi di vita, ecc. ed è proprio attraverso alcune di queste persone che abbiamo conosciuto Giulia. Ho iniziato a seguirla e ho capito che lei non parlava solo della lingua, ma della cultura, dell’Italia e ho scoperto che era un’italiana che parlava portoghese, che aveva vissuto in Brasile, ma conosceva bene la cultura e la mentalità italiana. Questa è una ricchezza enorme, così abbiamo deciso di iniziare il corso 8 mesi prima di partire per l’Italia. Sono quasi due anni che stiamo facendo il corso. Per noi è una sfida perché nel mezzo abbiamo pianificato il trasferimento. Vedo che la linea di insegnamento che Giulia propone è molto interessante perché lei costruisce un ragionamento saldo, nulla è per caso e senza senso. Noi continuiamo a studiare la lingua perché è un’avventura principalmente con i bambini. Mia figlia ha 10 anni e mio figlio 7 e da quando siamo arrivati, ci hanno sorpreso tanto con la lingua. Sai, mio figlio non dici “tarefa de casa”, ma “compiti” perché in italiano si dice così. Mia figlia, per esempio, a scuola legge già libri di letteratura italiana senza problemi. È molto bello vedere che la lingua è sì una sfida, ma che si può superare.
– Prima di iniziare a studiare c’era qualcosa che pensavi fosse molto difficile, ma poi hai cambiato idea?
- Sinceramente penso che un corso online è molto pratico perché puoi fare le lezioni quando vuoi, ma penso anche che un professore è insostituibile. Il professore ti aiuta, ti direziona e ti aiuta ad arrivare dove vuoi. È importante capire che nel mondo online non hai qualcuno che è li vicino a te e che ti prende per mano per condurti durante il cammino. Ma la cosa che mi ha sorpreso in questo corso è che Giulia è come se fosse con noi perché ha sempre la percezione del punto in cui si trova l’alunno. Lei sa dove sono le difficoltà maggiori, dove può esserci un blocco e riesce a fare oltrepassare questo in modo leggere e positivo, motivandoci.
– Se potessi tornare indietro che consiglio daresti alla tua io del passato?
- Penso che farei più domande a mia nonna. Quando siamo bambini, non abbiamo questa visione, ma avrei voluto interessarmi di più della sua storia, di condividere ancora più momenti con lei e forse avrei voluto imparare italiano da giovane. Penso che l’interesse per le nostre radici non deve morire, conoscere la nostra storia, sapere da dove veniamo, chi sono i nostri parenti, ecc. Io ho sempre valorizzato questo, ma non con la maturità che ho oggi.
– Quale consiglio dai alle persone che stanno iniziando ora?
- Di darsi una disciplina perché un corso online esige che ciascuno si imponga delle regole. Pianificare lo studio è molto importante per imparare. Siamo adulti e dobbiamo essere organizzati, dobbiamo darci delle priorità e se vuoi venire in Italia, lo studio della lingua deve essere una priorità. Ovviamente, tutti abbiamo tante cose da fare durante il giorno per questo organizzare per bene lo studio è fondamentale. Ecco, il consiglio che do è: siate organizzati e programmate dei momenti da dedicare allo studio della lingua italiana.
– Simone, grazie mille per il tempo che ci hai dedicato. Ti auguro tutto il meglio in questa nuova vita.